Alla Festa delle Librerie Indipendenti "Buona fortuna" di Barbara Fiorio

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Nell'ambito della Festa delle Librerie Indipendenti sabato 20 settembre a Certosa sarà presente anche Barbara Fiorio con il suo ultimo romanzo "Buona fortuna", edito da Mondadori.  "Buona fortuna" racconta di Margot, una giornalista precaria di 38 anni, che collabora con la redazione di un quotidiano genovese dove Giovanna, la caporedattrice, le fa scrivere articoli sugli argomenti più improbabili. Nell’ultimo periodo ha solo problemi: la lunga storia con Tormento, il suo problematico fidanzato, è ormai alle battute finali e Diesel, il gatto “abbraccione” che vive con lei da quindici anni, si è ammalato... Ma qualcosa comincia a cambiare quando Margot incontra Caterina, una donna di 83 anni che gestisce una ricevitoria nel centro di Genova. Lapolcevera.it ha incontrato Barbara Fiorio per una breve intervista.

Partiamo dal romanzo: come è nata l'idea, dove hai preso spunto?
Le idee arrivano di colpo, ci inciampi dentro, ti raggiungono mentre sei sovrappensiero sull’autobus, ti fanno agguati mentre parli d’altro con gli amici. Poi, una volta che ti si sono acciambellate dentro con la supponenza di un felino, sta a te elaborarle, svilupparle e costruirci una storia intorno. Per "Buona fortuna" la prima ad arrivare è stata Margot, era un personaggio che mi bazzicava nel pensiero da anni. Poi è arrivata la sua storia principale. A quel punto mi sono messa a scrivere ed è arrivato il resto. E l’odore, la luce, i colori di Genova erano imprescindibili per questo romanzo.

Non è il tuo primo libro, ma è quello che ad oggi ti ha dato di più...sbaglio?

Così è come chiedere a una mamma chi sia il suo figlio preferito, ma devo riconoscere che "Buona fortuna" rappresenta alcuni importanti traguardi nella mia vita da scrittrice, senza che questo rinneghi i miei due libri precedenti.
Grazie a "Buona fortuna" ora sono rappresentata da un’agente letteraria, una figura fondamentale per chi vuole fare della scrittura anche un mestiere, oltre che una passione, e ho pubblicato per una casa editrice tra le più importanti in Italia: Mondadori. Ciò mi ha permesso di lavorare a un livello di qualità più alto, di confrontarmi con professionisti dell’editoria e di beneficiare di una distribuzione massiccia sul territorio nazionale. Da questo punto di vista, quindi, sì, a oggi è il libro che mi ha dato di più. 



Al giorno d'oggi quanto è difficile fare la scrittrice di professione?

In Italia moltissimo, soprattutto dal punto di vista economico. Per potersi mantenere solo con la propria scrittura bisogna non solo vendere numerose migliaia di copie nel nostro Paese, ma riuscire anche a pubblicare all’estero. Questo per ogni libro che si scrive.
In un momento in cui l’editoria sta collassando, non è un’impresa semplice. Non solo: emergere e sopravvivere in questo collasso, sembra a volte più una questione di marketing che di talento. Ma per fortuna, il talento, lo si vede ancora premiato. Non sempre, ma ancora. Penso a bravi scrittori italiani che riescono a conquistare le classifiche di vendita o prestigiosi premi letterari.


Ad oggi "Buona fortuna" è già uscito in Spagna, che emozioni hai provato a vederlo in spagnolo? Ci sono in programma altre traduzioni?
Avere tra le mani "Buena suerte" è stata un’emozione fortissima. Ero a Barcellona, un giornalista mi aspettava per intervistarmi, il suo fotografo era pronto allo scatto e a me è stata data in mano per la prima volta la copia spagnola. Temo di aver gorgheggiato come una bimba a Natale. Poco signorile ma molto vera. Era la prima volta che venivo tradotta. Al momento lo è ancora, anche se so già che il mio prossimo romanzo sarà tradotto in Germania. Mi sa che gorgheggerò di nuovo. 



Come è stato lavorare con una grande casa editrice?
Bello, interessante e istruttivo. Dal confronto con la editor e con la redattrice ho imparato molto sulla mia scrittura, ho capito certi meccanismi narrativi che io stessa applicavo per istinto ma non con consapevolezza, e ho imparato ad averne più padronanza.


C'è qualcosa di personale in "Buona fortuna"? Ti rispecchi in qualche personaggio?

Ci sono molte cose personali, in "Buona fortuna", ma ho cercato il più possibile di non dare un taglio autobiografico. Le ho messe lì, dove mi parevano s’intonassero, ma è un po’ come entrare nel salotto di qualcuno e averne una sensazione d’insieme, per poi accorgersi solo dopo del colore dei cuscini, del tappeto, del soprammobile sulla mensola, delle bottiglie di liquore nell’angolo o del pupazzo di Kermit sulla libreria. In "Buona fortuna" ho fatto un po’ così e ho messo Genova, la mia città, Caterina, col nome e la storia di mia nonna, Margot, che in alcune cose mi somiglia tanto, e anche Diesel, il gatto di Margot che sì, è davvero la storia di Mignin, il gatto che avevo fino a poco prima di iniziare a scrivere il romanzo.



Come dicevamo prima non è il tuo primo libro. Cosa ti lega ai tuoi libri?
Ho amato scriverli e amo averli scritti. Scrivere mi fa star bene e mi rende felice, mi fa sentire al mio posto. I miei libri sono creature che ora vedo camminare da sole, andare in giro, fare amicizia coi lettori, tornare indietro con l’emozione o il pensiero di qualcuno che non conosco ma che, grazie a pagine che io ho scritto e lui ha letto, ha passato del tempo con me. Riesco a immaginare poche cose ugualmente belle, ugualmente forti, ugualmente appaganti.



Parliamo, infine, del tuo nuovo romanzo...cosa ci puoi svelare? Quando uscirà?

Posso dirvi che uscirà nel 2015 per Feltrinelli e che una casa editrice tedesca ne ha già acquistato i diritti per la Germania e l’Austria. Passerò dalla sangria alla sacher, insomma.
Tutto il resto è ancora segreto.
Ma sta per arrivare e io sono profondamente innamorata di questo nuovo romanzo. E’ meno agrodolce di "Buona fortuna", si riderà moltissimo, ma ci saranno anche alcuni pugni nello stomaco che mi piace sempre dare. Non ci saranno gatti, non ci sarà Genova ma ci sarà Zorro. E chi mi ha già letta sa di cosa sto parlando.


Barbara Fiorio vive e scrive a Genova.  Ha pubblicato il saggio ironico sulle fiabe classiche "C’era una svolta" (Eumeswil, 2009) e i romanzi "Chanel non fa scarpette di cristallo" (Castelvecchi, 2011) e "Buona fortuna" (Mondadori, 2013).
Al momento sta lavorando al suo prossimo romanzo, che verrà pubblicato da Feltrinelli.
Il suo sito è www.barbarafiorio.com.
L'incontro con l'autrice durante la Festa delle Librerie Indipendenti è previsto alle ore 17.30 di sabato 20 settembre, nei giardini di Piazzale Guerra a Certosa.






















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A cura di Elisa Zanolli e Ottavio Traverso  -  Informativa sui cookie