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25 aprile a Campomorone

Il Comune di Campomorone promuove un’iniziativa musicale a ricordo del 25 aprile. Le ragazze e i ragazzi di “MusiCampo” hanno realizzato un concerto/itinerario musicale che ha toccato i luoghi simbolo della Resistenza del nostro comune, partendo dalla Benedicta e
passando per Passo Mezzano, Isoverde, Gallaneto, Cravasco, Campomorone.

Canti partigiani e canzoni contro la guerra per ricordare un momento fondamentale nella Storia del nostro Paese. Una maniera diversa per ricordare questa giornata dovuta certamente alle restrizioni sanitarie, ma anche un modo nuovo per “raccontare” il 25 Aprile, che unisce le parole e la musica dei nostri giovani alle immagini delle nostre valli e dei nostri appennini, muti protagonisti degli eventi che hanno cambiato il corso della nostra Storia.
 
Programma di domenica 25 Aprile:
ore 10 Palazzo Balbi.
Deposizione delle corone alla presenza di una delegazione delle ANPI del territorio e delle Associazioni.
ore 20,30 pagina facebook e canale YouTube del Comune di Campomorone. Trasmissione del concerto del 25 Aprile, dai luoghi della nostra Resistenza.
Realizzato dal Comune di Campomorone con il Gruppo “MusiCampo”. 
 
ISOVERDE E GALLANETO
8 Aprile 1944. Uccisione di 7 Patrioti
Sette giovani che cercavano di fuggire al rastrellamento della Benedicta vennero trucidati a Isoverde e Gallaneto, frazioni del Comune di Campomorone.
 
Questi i loro nomi:
Augusto Cavenna, 18 anni
Edoardo Gazzo, 50 anni
Giacomo Gazzo, 32 anni
Carlo Ponschin, 38 anni
Nicola Leone, 38 anni
Ettore Binci, 20 anni
Un partigiano rimasto ignoto
Cavenna, i fratelli Gazzo, Ponschin e Leone vennero arrestati a cento metri dalla casa di Cavenna, mentre
scendevano lungo il torrente Verde e vennero fucilati.
Ettore Binci e un altro giovane rimasto sconosciuto vennero ritrovati i giorni successivi al rastrellamento da alcune ragazze di Isoverde che portavano il rancio ad alcuni soldati tedeschi, presso l’officina vecchia di Gallaneto.
I giovani caduti di Isoverde e Gallaneto vengono ricordati ogni anno il lunedì di Pasqua.
 
PASSO MEZZANO
Aprile 1944. Uccisione di 16 Patrioti
Sedici partigiani furono uccisi a Passo Mezzano, nella zona dei Laghi del Gorzente. I giovani fuggivano dal
rastrellamento della Benedicta, e cercavano di ripiegare verso Cravasco o la Bocchetta per tornare alle loro case.
Ecco i loro nomi:
Battista Trucco, “Ferro”, 19 anni
Primo Cavallieri, “Pastiglia” 19 anni
Giovanni Campora, “Giacobbe”, 19 anni
Giacomo Rivera “Marte”, 19 anni
Amerigo Frediani “Noè”, 19 anni
Andrea Prasio, “Balilla” 35 anni
Elio Grondona, “Giulio”, 19 anni
Giovanni Dellepiane, “Checco”, 19 anni
Liliano Giordano, 20 anni
Serafino Dellepiane, “Negrin”, 21 anni
Rizzardo Giuliani, “Lucio”, 40 anni
Giuseppe Gastaldo, “Brontolo”, 21 anni
quattro partigiani rimasti ignoti, presumibilmente prigionieri sovietici.
Sotto la guida del Presidente della C.R.I. Antonio Gavino, le salme vennero trasportate con barelle improvvisate al primo lago del Gorzente e di là con la teleferica dell’acquedotto, a Gallaneto. Provvisoriamente raccolte nel Cimitero, solo dopo la Liberazione vennero traslate nei paesi di origine.
Ogni anno, la prima domenica di luglio a Passo Mezzano e nel sacrario lungo il lago si tiene una cerimonia commemorativa dell’accaduto.
 
CAMPOMORONE
8 AGOSTO 1944. Uccisione di 6 antifascisti
A Campomorone, il 7 agosto 1944 due giovani appartenenti alle brigate nere fermarono un ex militare per controllare i suoi documenti e gli chiesero di seguirli in caserma: il giovane uccise i due uomini e si diede alla fuga.
L’azione di rappresaglia non tardò a scattare e un’atmosfera di terrore avvolse il paese.
Si vociferava da tempo dell’esistenza di una “lista nera” dove erano elencati gli antifascisti più in vista, voce che
purtroppo risultò vera, una lista assai lunga a giudicare dal numero elevato di persone ricercate quella sera, molte delle quali si erano allontanate in previsione della rappresaglia.
Nel tardo pomeriggio furono eseguiti i primi arresti. Se tutti coloro che vennero ricercati fossero stati trovati, l’eccidio sarebbe stato ben più grave.
Vennero arrestati:
Alice Noli, impiegata in una ditta di pelletteria;
Antonio Gavino, farmacista, commissario prefettizio e presidente della locale Croce Rossa;
Mario Manzoni, operaio;
Benedetto Cambiaso, artigiano;
Carlo Rolando, pensionario dell’azienda tramviaria;
Carlo Pestalozza, capo macchinista navale in pensione.
Essi vennero accompagnati in caserma, ufficialmente per essere interrogati. Subirono numerosi maltrattamenti e ricevettero molte percosse. Successivamente la notte stessa vennero condotte lungo la via di Campomorone antistante il collegio Immacolata Concezione, (dopo la liberazione fu chiamata appunto via Martiri della Libertà), per essere fucilate.
Di essi solo Carlo Pestalozza si salvò, riparato fortunosamente dai corpi dei compagni caduti.
Benchè ferito raggiunse Langasco dove venne aiutato da alcuni contadini.
La mattina dell’8 agosto vennero ritrovate sei salme.
Tra di esse anche il corpo di Aldo Gaggero, freddato da un colpo di rivoltella mentre era seduto su una panchina della piazza di Campomorone per aver incautamente pronunciato una frase nel momento sbagliato alle persone sbagliate. “Dui de menu”, sembrava aver esclamato dopo aver appreso dai militi fascisti dell’uccisione dei due brigatisti neri.
Un gruppo di coraggiosi cittadini, riutilizzando una barella carrellata della Croce Verde, si occupò del trasporto dei
caduti al cimitero locale.
 
CRAVASCO
22/23 marzo 1945. Uccisione di 17 Patrioti
L’avvenimento si colloca in un contesto che vede la ripresa e l’intensificarsi delle attività delle bande partigiane nel settore ligure-piemontese in prossimità della primavera del 1945. Di questa ripresa è protagonista la Brg. Volante Balilla guidata da Angelo Scala “Battista” che operava nel circondario di Genova, impegnata in operazioni di sabotaggio e guerriglia ai danni di tedeschi e fascisti. L’uccisione di nove militari tedeschi il 22 marzo 1945 da parte della Balilla sarà all’origine della rappresaglia. Venti detenuti politici vengono prelevati dalla IV Sezione del carcere di
Marassi, tradotti su di un camion militare e alle prime luci dell’alba del 23 Marzo fucilati. Il paese di Cravasco viene saccheggiato e molte abitazioni date alle fiamme.
 
Sia nella notte del 22 marzo sia subito dopo la fucilazione i reparti tedeschi danno alle fiamme il paese di Cravasco,
depredando gli abitanti del bestiame e di altri generi di prima necessità.
Questi i nomi:
Antibo Oscar (Lauri), nato il 12/02/1908 a Savona; 5ª Brg. Gar. Div. Gin Bevilacqua
Bellegrandi Giovanni (Annibale), nato nel 1919 a Brescia; org.Otto
Bernardi Pietro, nato il 14/03/1910 a Durrmenz (Germania); Brg. Sap Jori
Bianchi Orlando (Orlandini), nato il 19/09/1900 a Genova; collaboratore militare C.M.R.L.
Bignotti Virgilio (Franchi), nato il 31/08/1888 a Biella; comando Sap
Bo Cesare (Emilio), nato il 17/12/1924 a Sampierdarena (Ge); Sap Buranello
Boido Pietro (Pierin), nato il 12/12/1914 a Nizza Monferrato (Al); Sap Alprom
Campi Giulio (Cesare), nato il 07/02/1897 a Spezia; condirettore ufficio lanci C.M.R.L.
Capitò Gustavo (Fermo), nato il 07/02/1897 a Spezia; Capo servizio informazioni C.M.R.L.
Carù Giovanni, nato il 22/12/1912 a Ferno (Va); Brg.Sap Centro
Dattilo Cesare (Oscar), nato il 11/09/1921 a Cogoleto (Ge); Comandante Brg. assalto Buranello Div. Mingo
Goso Giacomo, nato il 04/08/1895 a Bardineto (Sv); Brg. Gl Savona
Malinverni Giuseppe (Otto), nato il 08/04/1925 a Rivarolo (Ge); Vicecomandante Brg. Sap Buranello
Panevino Nicola (Silva), nato il 13/07/1910 a Carbone (Pz); Brg. Gl. Savona
Quartini Renato (Tino), nato il 27/09/1923 a Ronco Scrivia; gapista, comandante squadre d’azione Fronte della Gioventù
Riberti Bruno, nato il 06/11/1926 a Migliarino (Fe); Brg Sap Jori
Salvestrini Ernesto (Amilcare), nato nel 1923 a Marina di Massa (Ms); radiotelegrafista
Originariamente le vittime designate sono venti.

Quindici prelevate direttamente dalle celle della IV Sezione del carcere di Marassi, le rimanenti provenienti dall’infermeria del penitenziario, dove sono ricoverati in seguito alle gravi ferite riportate durante il tentativo di liberare il compagno gappista Riccardo Masnata dall’Ospedale di San Martino. I prigionieri vengono portati in camion a Isoverde, nei pressi del luogo della fucilazione. Durante il tragitto due patrioti
(Luise Tristano e Bindi Eugenio) riescono a fuggire. Arrigo Diodati, colpito con gli altri compagni, riesce miracolosamente a salvarsi e sarà presente ogni anno alla commemorazione, fino alla sua morte. 

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