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Il mondo nel piatto. Quando le tradizioni incontrano nuovi Paesi

Le patata ripiene dell’Ecuador. Gli arancini di riso della Sicilia. Il cous cous della Tunisia. I ravioli di ricotta della Sardegna. Il puttu dello Sri Lanka. La cima e le trofie della Liguria. Gli harcha marocaine, i biscotti del Marocco. Le melanzane alla ferrarese. Il riso egiziano. Gli struffoli della Campania,  il bonet del Piemonte e gli arancini di riso della Sicilia.
La Banca delle Tradizioni, l’archivio delle ricette antiche recuperate dagli alunni delle scuole promosso da Coop Liguria, cambia pelle con l’insediamento in Valpolcevera di tante famiglie provenienti dai paesi più lontani. E proprio in questa vallata, grazie al ragazzi e agli insegnanti della Scuola Elsa Morante, il progetto è stato declinato  nell’iniziativa “Il mondo nel piatto” che ha permesso ai bambini di approfondire la cultura dei Pesi di provenienza dei loro compagni.
“ Il progetto ha avuto molto successo in questa zona sin dall’inizio -  sottolinea Giulietta Spadafora, dietista della Cooperativa Pandora che ha sviluppato “Il mondo nel piatto” per conto del Centro Orientamento ai Consumi di Coop Liguria -. Ci siamo però resi conto della necessità di coinvolgere le famiglie di altri paesi affrontando il tema del cibo non solo come carburante ma come identità. A quel punto era naturale che il progetto sviluppasse anche gli aspetti storici e geografici di ogni paese”.
 Così,  scorrendo i piatti  preparati dai ragazzi e presentati nella Sala Punto d’Incontro della Sezione Soci dell’Aquilone,  si è potuto certificare le affinità e le differenze fra la cucina ligure e quella dei Paesi di provenienza dei molti alunni stranieri che risiedono nel comprensorio della Valpolcevera.  
“Questo è l’anno dell’Expò dedicato ai temi del cibo e dell’alimentazione – conferma Tiziana Cattani, responsabile Attività Istituzionali Settore Soci e Consumatori di Coop Liguria – e questo progetto si inserisce perfettamente nella conoscenza di questi aspetti  anche da un punto di vista culturale . L’interazione tra le diverse popolazioni è un valore e il cibo è uno dei strumenti  ideali per conoscersi meglio. Visto il successo di queste iniziative la  Valpolcevera potrebbe diventare un laboratorio permanente della cultura del cibo delle altre nazioni”. 

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