Covid c'è, c'è eccome! Il racconto di una squadra della CRI di Sant'Olcese

CRI

Gloria, Matteo e Marco sono una delle squadre della Croce Rossa di Sant'Olcese, la scorsa settimana hanno risposto ad un codice rosso con un paziente Covid. Una volta tornati in sede hanno pensato di raccontare la loro esperienza. Questo il loro racconto.
 
 
Ore 01:00. Squilla il telefono.
“Ciao 112! Codice rosso, paziente COVID, vestitevi!”.
Se fino a quel momento dormivamo, ora siamo tutti e tre decisamente svegli.
“Vestitevi!”, per la nostra squadra è la prima volta.
Prendiamo i kit completi con tutti i dispositivi di sicurezza e iniziamo a vestirci: tuta, calzari, doppi guanti, occhiali, mascherina, visiera.
Dentro di noi una serie di sensazioni che si alternano: agitazione, adrenalina, volontà, attenzione, paura, eh già anche un po’ di paura.
Prima di salire in ambulanza, ci controlliamo a vicenda per accertare che ogni componente della squadra si sia vestito in modo assolutamente corretto.
Partiamo.
Arrivati sul posto, saturimetro ed ossigeno con noi.
La situazione è grave, non possiamo far altro che svolgere al meglio il nostro “lavoro” e dirigerci verso il pronto soccorso Villa Scassi.
 
Durante il viaggio siamo a stretto contatto con il paziente tenendo monitorato in continuo il livello di ossigeno e toccando spesso la fronte con la speranza di ricevere sempre questi minimi cenni.
Fa caldo, caldissimo. Si suda e non si respira così vestiti.
Arriviamo in pronto soccorso: “Ragazzi voi nel reparto “SPORCHI” ”.
Le barelle sono finite, dobbiamo aspettare che se ne liberi una, non sappiamo quanto tempo ci vorrà.
 
Entriamo.
Tanti, tantissimi malati tutti allineati e vicini.
C’è silenzio, si sente solo il rumore del flusso delle bombole di ossigeno attaccate ai malati di COVID.
Fa sempre più caldo e siamo sempre più sudati, ma ci dimentichiamo di questo perché dentro di noi ci sono solo le immagini di una situazione disumana, di solitudine e sofferenza. 
Medici e infermieri che vanno avanti e indietro senza fermarsi e riescono solo a dirci: “Venite qui, lasciatelo qui, grazie”.
“Grazie a voi", rispondiamo.
Andiamo fuori a prendere una boccata d’aria e attendiamo la chiamata per recuperare la nostra barella e quindi andare via.
Ore 3.00: “Ragazzi ecco la vostra barella, potete andare a fare la sanificazione”.
Ancora “sporchi”, ci dirigiamo verso l’Ospedale San Martino dove un gentile operatore effettua la sanificazione all’ambulanza e a noi.
 
Cloro, odore di cloro ancora nei nostri nasi.
Ore 4.10: Rientriamo in sede.
La nostra sveglia da lì a poco suonerà, perché il nostro vero lavoro ci attende.
COVID C’E’, C’E’ ECCOME! 



















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A cura di Elisa Zanolli e Ottavio Traverso  -  Informativa sui cookie